Tale culto nacque nel corso della Seconda Guerra mondiale nelle isole polinesiane e videro come protagonisti inconsapevoli gli americani. Questi utilizzavano tali luoghi come scorciatoie di lancio per il Giappone, ma tale astuzia non passò inosservata. Infatti gli aborigeni locali "deificarono" gli americani in quanto "scesi dal cielo" a bordo di "uccelli di ferro" per dar loro una mano a sopravvivere. Questo culto simile è presente nei miti delle civiltà antiche, le quali vedevano scendere dal cielo, su navi aeree, esseri tecnologicamente avanzati, anch'essi ritenuti "divinità", ma in carne ed ossa.
Questo discorso ci fa entrare prepotentemente nel tema della paleoastronautica (o preastronautica), una disciplina che ipotizza la presenza sulla Terra in un lontano passato di una, o più, civiltà allogene (esterne al pianeta Terra) che, forse, furono responsabili della creazione della specie umana, forse per una seconda volta a causa di una catastrofe globale dovuta ad impatti meteoritici o cometari e ricordata nei miti ancestrali di ogni antica civiltà come “Diluvio”, e avvenuta circa 11.600 anni fa, per poi andar via con la promessa di ritornare. Di questa ipotesi ne esiste una variante, molto intrigante, che non fa riferimento però ad una civiltà aliena proveniente dal cosmo, ma ad una civiltà originatasi qui sulla Terra, forse anch'essa prima dell'uomo, la quale successivamente prese una linea evolutiva differente, andando a vivere in città sotterranee oppure sottomarine.
Tale disciplina viene affiancata dalla cosiddetta clipeologia, che studia gli avvistamenti UFO in un lontano passato e presenti nelle antiche cronache, nei testi religiosi, nelle iconografie e così via. Vi faccio alcuni esempi:
In primis il “Libro dei Prodigi” scritto da Giulio Ossequente, storico romano, vissuto nel IV° secolo e del quale si sa molto poco, nel quale si illustrano avvenimenti anomali avvenuti in quel periodo su Roma e dintorni come ad esempio visioni spettrali, apparizioni di meteore che annunciavano catastrofi imminenti, caduta dal cielo di animali e oggetti ma anche di strani avvistamenti nei cieli come ad esempio i clypei ardentes (che sta a significare scudi infuocati) i quali hanno le stesse caratteristiche degli UFO odierni. Altri esempi sono presenti nelle opere d'arte rinascimentali dove, sovente, sono presenti quelli che oggi definiremmo dischi volanti, oppure testi religiosi dove si parla, come ad esempio nella nostra Bibbia, della Gloria del Signore e di Carri celesti come quello descritto ad esempio dal profeta Ezechiele e del quale se ne interessò anche la NASA negli anni Settanta del secolo scorso con l'ingegnere Joseph Blumrich, il quale utilizzò la descrizione particolareggiata fatta dal profeta e veggente Ezechiele per i primi concetti di prototipi di sonde spaziali statunitensi. Ma non solo la nostra Bibbia ha queste descrizioni. Anche in India nel Vimanika Shastra, testo sacro indu, abbiamo la descrizioni di Vimana, veicoli aerei avanzati.
Oggi la scienza nei confronti della "Teoria degli Antichi Astronauti" si pone su un binario ambiguo. Se ufficialmente la rigetta, molti scienziati l'accettano ma preferiscono restare nell'ombra per via di possibili ripercussioni alle proprie carriere universitarie e lavorative. Alcuni di essi però sono più coraggiosi ed hanno elaborato studi e tesi scientifiche in merito. Cito ad esempio Jason Wright (professore associato di astronomia e astrofisica alla Pennysilvania State University), Silvano Colombano (professore con un dottorato di biofisica presso l'Ames Research Center) e la NASA che, nel 2014, riteneva la paleoastronautica come “plausibile”, per non parlare poi del famoso Carl Sagan, scettico sugli UFO, che però non negava la possibilità, ritenendo “degna d'attenzione” la presenza di Antichi Alieni in Mesopotamia nel 6.000 avanti Cristo. Inoltre menziono anche Francis Crick, co-scopritore assieme a James Watson dell'elica del DNA che gli valse, nel 1953, il Premio Nobel, il quale decenni dopo affermò che la vita sulla Terra e su altri corpi celesti fosse stata inseminata da sonde artificiali extraterrestri, dando origine alla Teoria della Panspermia Guidata.
Per chi scrive, ci sono almeno sette "prove" a favore della Teoria degli Antichi Astronauti che riassunte sono:
1) La presenza di un mito globale di Dei scesi dal cielo, creatori della specie umana Sapiens, i quali istruirono i primi uomini con i concetti basilari di tematiche come l'agricoltura, la metallurgia, l'astronomia, la planimetria, la matematica e così via.
2) Le somiglianze a livello mondiale delle tecniche di costruzione nei tempi antichi fino alla cosiddetta Età della Pietra. Soprattutto il fatto che più antico è un sito, più incredibile è il peso delle pietre spostate.
3) Le piste di Nazca in Perù, e non mi riferisco ai geoglifi che rappresentano raffigurazioni di animali di vario tipo che si posso vedere solo dall'alto, ma a vere e proprie montagne che sembrano state tagliate con una tecnologia antidiluviana dimenticata.
4) Puma Punku (nel complesso di Tiahuanaco) in Bolivia e Sacsayhuaman in Perù. Queste opere in pietra sono così incredibili, che sono molto difficili da spiegare con qualcosa di diverso da strumenti e tecniche avanzate e ipoteticamente non umane.
5) L'altopiano di Giza in Egitto, con il mistero eterno delle tre piramidi e altri siti egiziani antichi, come ad esempio l'Osireion e il Serapeo.
6) Gli allineamenti astronomici mondiali della "cultura megalitica" e l'"ossessione" degli antichi per le stelle e il cielo.
7) I culti e i rituali che sono molto simili in tutto il mondo e che hanno qualcosa a che fare con l'alterazione del corpo per assomigliare agli Dei. Quando si parla di “alterazione di un corpo”, mi riferisco a quella tecnica, presente ancora oggi in alcune etnie globali, di allungamento del cranio sin dalla tenera età per assomigliare ai loro antenati, poi divinizzati, allungamento che viene fatto utilizzando dei fasci di cuoio e legno. Si perché, e qui faccio un azzardo, almeno fino a 4.500 anni fa sulla Terra era presente una specie umana non Sapiens dolicocefala, nata in quel modo senza la presenza di sutura craniale.
Nel mondo di crani di questo genere ne sono stati trovati a migliaia, dall'Egitto, a Malta alla Russia, ma soprattutto in una delle zone più misteriose al mondo, il Perù, a Paracas. Esseri che poi sono misteriosamente scomparsi, ma che avrebbero avuto delle conoscenze e un sapere altamente avanzato rispetto all'Homo Sapiens.
Chi scrive è convinto che la preistoria dell'umanità sia tutte ancora da riscrivere, ma il problema è che ancora oggi molti testi scolastici non vengono di fatto aggiornati. Ad esempio nel 1995 in Turchia a Göbekli Tepe ci fu una (ri)scoperta archeologica rivoluzionaria, riscoperta in quanto se ne parlava, ma senza approfondimento alcuno, già a fine anni Sessanta del secolo scorso.
Si tratta di una serie di strutture di pietra, con monoliti a forma di T rappresentanti la figura di esseri antropomorfi senza testa e non umani finemente scolpiti con animali e simboli, alcuni non identificati. La squadra di archeologi, capeggiata dal compianto professore Klaus Schmitd, ipotizzò essere la più antica rappresentazione di un tempio. Il problema però era l'età di costruzione, almeno 12.000 anni fa. Una cosa impossibile fino al quel momento, perché si pensava fino al 1995 che nacquero prima le società stanziali, le città e poi i templi, non il contrario. Per non parlare poi dell'agricoltura che bisogna far anticipare di almeno 1.000-2.000 anni. Una struttura immensa, preservata visto che all'origine fu volutamente interrata sotto una collina per motivi ancora misteriosi. E di questo è stato scoperto solo il cinque percento. C'è chi ipotizza inoltre che la struttura scoperta non fosse un tempio ma un osservatorio astronomico e che quel misterioso popolo avesse conoscenze avanzate nei campi della planimetria e geometria. Un incredibile “non senso”. Ma nonostante questa scoperta porti a rivoluzionare la preistoria come la conosciamo, nei testi scolastici si continua ad affermare che le prime forme di civiltà e le prime città nacquero in Mesopotamia 6.000 anni fa.
Un vero peccato che non se ne parli.
articolo scritto da Antonio De Comite
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